Fonte: http://www.atlantidezine.it/patafisica-oscuro-follia-una-serata-per-sfasciarsi-la-testa.html by Piera Lombardi
“I sani sono malati che s’ignorano.”
Jules Romains, Knock o il trionfo della medicina, 1923
Jules Romains, Knock o il trionfo della medicina, 1923
Se ne siamo capaci, chiediamoci perché “le curve diagrammatiche delle malattie mentali sono in paurosa ascesa” (la citazione è tratta dal libro Patafisica di Enrico Baj). O perché le psicopatologie alimentano l’industria farmaceutica che a sua volta stimola la nascita di nuovi disturbi, ego centrati e monomaniacali in fin dei conti, che impegnano gli psichiatri in dissertazioni e teorie di nuovo-vecchio-nuovo conio e ci inquadrano bene nella cornice funzionale al sistema. La catena si autoalimenta e trascina nel gorgo un’umanità che, pur avendo conquistato la posizione eretta da un bel pezzo, vegeta e non vive. Tutto questo accade probabilmente perché abbiamo dimenticato la nostra vera natura: siamo entità “patafisiche”, ovvero scienziati dell’immaginazione, del gioco, del dritto e del rovescio, delle antinomie e delle contraddizioni e insieme siamo estensioni illimitate; abbiamo dimenticato che la vita è esperienza patafisica integrale, ascesa e abisso. Alcuni non lo hanno dimenticato, non lo sanno affatto né intendono saperlo, né ora né mai, perché troppo affaccendati a praticare l’odio al quadrato, disprezzare, ridursi allo stato larvale. Che roba è questa patafisica, si dirà? La patafisica è “la scienza di ciò che si trova oltre la metafisica. […] Essa studia le leggi che governano le eccezioni e spiega un universo supplementare a quello in cui ci troviamo noi; oppure, meno ambiziosamente, descrive un universo che si può vedere – si deve vedere, forse – al posto di quello tradizionale”. Questa la definizione del suo “scopritore”, Alfred Jarry che la rivelò al mondo con la sua rivoluzione teatrale grazie all’invenzione di Ubu Roi e del dottor Faustroll, anche se si, ecco, appunto, la patafisica è sempre esistita, sia pure inconsapevole e non codificata. È una disposizione d’animo, un sentire, quindi una corrente dell’essere che va verso la vita, contrasta gli apparati di potere che ci vogliono tuberi da poltrona, dadi ristretti, in transito da loculi provvisori al loculo definitivo. “È una disciplina e un’arte che permette a ciascuno di vivere come un’eccezione e di non illustrare altra legge che la propria” (ancora Enrico Baj) Nel deserto civile e morale, il piccolo teatro patafisico di Palermo è un’occasione per ricordare chi siamo. Più che uno spettacolo, L’oscuro e la follia è un itinerario già percorso che sarà proposto stasera negli spazi della chiesa sconsacrata e restaurata di San Giovanni Decollato a Palermo. La follia come condizione “patafisica”, di chi coglie l’orrore del mondo e si spinge fino al limite della condizione umana. Li chiamavano alienati una volta, i pazzi: i veri alienati sono i “normodotati” furiosamente inconsapevoli dell’assurdità della vita e dell’organizzazione umana. “Il sano è un malato che si ignora”, suggeriva giustamente lo scrittore Jules Romains. Da lì la pericolosità dei sani. L’evento è una perlustrazione patafisica nell’arte e nella letteratura, patafisiche nell’essenza, partendo dalla constatazione che, “se come diceva Savinio, i poeti hanno il potere di fare volare anche le vacche, i pittori in quanto a voli pindarici non sono da meno” (ancora Enrico Baj) e volando nella impassibilità gioiosa hanno svelato il gioco arbitrario delle società e della vita.
Ambivalenza che il mondo antico conosceva, Infatti i brani letterari scelti vanno dall’ Aiace di Sofocle, all’Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam, alle lettere della povera Camille Clodel , amante di Rodin, lasciata a marcire e morire dalla famiglia in manicomio per 30 anni, all’intervista inquietante di John Duncan che racconta della scelta di avere un rapporto sessuale con un cadavere. Discutibili scelte artistiche, persino raccapriccianti, ma che obbligano a sovvertire i catorci assemblati nelle teste e a dilatare lo sguardo oltre la censura preventiva. Chi è folle e follia cosa è? Scriveva Artaud ne “Il suicidato della società”: “C’è in ogni demente un genio incompreso: l’idea brilla nella loro mente sgomenta. Solo nel delirio possono trovare una via d’uscita agli strangolamenti che la vita ha predisposto per loro. La società ha al suo attivo le celebri morti di Villon, Baudelaire, Nerval, E.A. Poe di cui nessuno fino ad oggi ha mai seriamente pensato di chiedere conto, ma nella galleria delle morti scandalose ne esistono altre di un nero particolarmente lugubre, di un nero particolarmente scandaloso e costernante, sinistro e lugubre…” Il nero dei corvi, i corvi di Van Gogh. Suicida suicidato.
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