sabato, dicembre 19, 2009

NESSUNO TOCCHI IL PESCE ROSSO

Prologo
Il libro al quale si fa recensione è, di Maria Gabriella Genisi, Il pesce rosso non abita più qui, Edizioni La Fenice. Di questo libro è stato detto, nonostante le più ferme smentite dell’autrice, che si racconti di Sandro Bondi, celato dallo pseudonimo Salvo Toscani.
Il Congresso del quale si narra è il IV Congresso di Nessuno tocchi Caino, il 17 e 18 dicembre nella Casa di Reclusione di Padova.

19/12/2009

Cara Gabriella, questa recensione la scrivo in forma di lettera, a mano, perché così mi sento.
Ti ho contattato, su facebook, per una curiosità e perché amo le scrittrici che parlano della verità attraverso i racconti; ci siamo già dette, alla Casa internazionale delle donne, a Roma, dove hai presentato il tuo libro il 15, che l’arte è visionaria, l’arte è magia, prevede quello che accadrà dopo, ma è nella descrizione di cose vere (che non vuol dire reali né esatte) che la preveggenza dell’arte dà il suo meglio.
Cleofe, dunque, perché è lei la protagonista, e non Salvo. Cleofe è vera dai piedi ai capelli, vera di vera umanità, con suo figlio che dorme in macchina, il pareo leopardato, e, tanta, la sua bella innocenza. Dove per innocenza intendo quella etimologica, “che non nuoce”, “che non agisce per far del male”, che è poi la traduzione latina dell’ indiano ahimsa, nonviolenza.
Ti scrivo dal treno che mi porta in carcere, quel carcere italiano dove accadono cose davvero contrarie alla natura, e il nesso c’è, sono certa che c’è, col tuo libro.
Salvo è indefinito, di lui resta solo un tremolio di bianche carni, un sudore malsano, un digrignio di denti, “unghie ben curate e perfette”. Ho letto qualche mese fa di Alexander Lowen "Il Narcisismo, l'identità rinnegata ", dove si descrive un disturbo che da malattia individuale è diventata una malattia sociale, nella modernità; Salvo, nella sua narcisistica negazione degli altri, nel suo essere altro dal suo corpo, e dalle sue emozioni, non esiste più come essere umano, è un parassita che non attende altro che l’arrivo di un parassita ancor più parassita di lui che se lo mangi …
… Riprendo dopo trentasei ore, quante ne bastano e ne avanzano per uscire da un carcere italiano morti di morte naturale seguita o preceduta da arresta cardiaco per cause ancora da stabilire, nel ritorno dal Congresso di Nessuno tocchi Caino nel gelido cemento di una delle strutture carcerarie di Padova. In questo congresso, che è stato un congresso radicale come non se ne vedeva dai tempi di Ginevra e Tirana e del congresso lungo un anno, ho trovato molti dei fili logici che cercavo.
Cleofe, intanto, che si mantiene un figlio in autonomia facendo la cassiera con uno stipendio specificato di ottocentosessantacinque euro, che porta pure il figlio al mare con l’insalata di riso e l’acqua fresca, non può sapere la ferrea logica di dominio che guida le azioni di Salvo. La catena di comando dal Presidente a lui, da lui ad altri, da loro tutti insieme sui sudditi. Non sa di essere una suddita agli occhi del Sottosegretario, pensa di aver di fronte una persona, un essere umano. Errore madornale.
Salvo Toscani, invece, conosce, eccome se conosce, la condizione sociale di Cleofe, e di questo si nutre, perché il dominio, e non l’amore, lo eccita. “Io voglio sapere tutto di te” è una delle prime frasi che le dice, e lei, sciaguratamente, non solo glielo racconta ma gli dà pure il numero di telefono. In uno scambio di sms successivi, di fronte alla chiara richiesta di Salvo “Il bacio che cerco è la tua anima”, risponderà “Ti darò l’anima e tutto quello che ho”.
Cleofe non si rende conto ed è inutile chiedersi come è possibile, capita, specie a 32 anni e con una vita quotidiana dura fino dall’ infanzia, che la loro non è una storia, ma una frazione di storia, per lui.
Certo, Salvo le scrive versi d’amore e gioca con lei come un ragno con la mosca; racconta anche a se stesso che è un grande amore, e lo racconta a lei, “Sai – mi disse un giorno – tutti si sono accorti dei miei messaggini: ti rispondo sempre anche mentre sono in riunione col presidente. A lui non sfugge nulla … Sai cosa mi ha detto? … Dev’ essere un grande amore il tuo”.
Come se la compulsione fosse amore.
Il rapporto del presidente con Salvo si intreccia saldamente a quello di Salvo e Cleofe. Rapporti di dominio.
Anche a Padova si è parlato di dominio, di pena di morte e di segreti di Stato, di morti dove il suicidio non si distingue più dall’ omicidio, di giudici con la faccia da uomo che archiviano come morte naturale una morte che è ancor meno naturale della vita che Eluana Englaro ha subito per diciassette anni. Una morte del tutto artificiale.
L’artificio però non è arte.
C’è artificio nella politica italiana, negli uomini corrotti e affetti da gravi disturbi narcistici che ci governano.
C’è artificio nella compulsione moderna agli sms, alle mail, e a cento altre cose.
C’è artificio e truffa nei miliardi di euro che questi psicotici riescono a rubare ai sudditi, ognuno nella sua posizione gerarchica, alle cassiere e ai detenuti, ai malati e agli operai, perfino ai bambini orfani e diversamente abili.
Nell’ arte la libertà.
Arte che Oliviero Toscani (guarda te che singolare coincidenza di nomi :) ha richiamato nel suo intervento, a Padova; arte che finalmente dopo lunghi anni di assenza sembra aver ripreso il suo buon rapporto con il Partito Radicale.
Arte che è un atto magico necessario alla nobiltà della politica.
Arte che ritrovo nel tuo libro, nei suoi molteplici livelli di lettura; ed hai ragione, non è un libro hard, e neanche erotico: l’erotismo di Salvo è inesistente, fatto di languide proiezioni narcisistiche. Cleofe niente ci dice del suo erotismo; ci racconta di un amore.
Le domande del simpatico giornalista del Riformista presente all’incontro di martedì sera, non le ho capite. Intanto il suo pruriginoso stupore per il fatto dei capezzoli, che secondo lui è normale succhiare solo se di donna; non ho capito perché gli sembrasse tanto strano un fatto del tutto innocente, quale è la sensibilità dei capezzoli sia di donna che di uomo. Mi sono chiesta in che mondo viva, visto che basta fare un veloce giro informativo nei market del sesso, a Amsterdam come su Internet, per vedere che esiste un mercato dedicato e che ci sono cose ben più strane.
Così come non ho capito quando ha letto l’ultima mail di Salvo a Cleofe (dove è inserita, appunto, ad arte, una frase di Veltroni), insinuando che forse gli uomini, e questo tipo di uomini, poverelli, questi tesorini di parassiti pieni di soldi fino alle orecchie, si sentono abbandonati se la cassiera innamorata, all’ alba, balza via dal letto per correre a casa e portare a scuola il figlio prima di andare a lavorare, dopo, peraltro, aver pazientemente assistito, con plauso e gratis, alle performance del verme, sentendosi “per giunta in colpa per aver pensato … che prendesse il viagra”.
E’ ovvio che a Salvo non basta l’ossessione che ha scatenato in Cleofe, e se anche lei lo amasse di più, sacrificando pure il figlio, la scaricherebbe ugualmente con una mail dopo averla presa in giro in tutti i modi per un anno e mezzo. Lo si capisce fin dall’inizio, da tanti segni che lei non vuol vedere; lui non cerca amore né gioco, solo artificio e dominio, e si divide, sempre rigorosamente fuori da se stesso, tra una moglie, due amanti e serate di escort.
Cleofe per lui non esiste, se non come cibo. Ed è esattamente il non vedere la condizione umana, sempre nell’intervento di Oliviero Toscani a Padova, che sprofonda la politica e l’arte nella mediocrità e nella vergogna.
“Perché tu non c’eri, Cleo. Per questo ti ho lasciato”, il titolo dell’ultimo capitolo, quello che riporta l’ultima lettera di Salvo, che prosegue “E invece c’era tuo figlio in cima alla lista delle tue priorità. Fuggivi via all’ alba come Cenerentola scalza ed io non potevo chiederti altro”. Neanche per un attimo lo sfiora il pensiero che si possa dare, oltre che chiedere.
Qui finisce la mia lettera scritta a mano, l’ho fatta anche troppo lunga, anche se non ho detto proprio tutto. Ne riparleremo, perché è un libro del quale vale la pena parlare, ciao un abbraccio Claudia
P.S. E’ bello che Claudia ci sia, nel libro, e che sia una donna che scrive ;).


Maria Gabriella Genisi Cara Claudia,
ho letto la tua bellissima lettera d'un fiato,
e adesso ho la pelle increspata da un brivido.
perchè tu, da donna, hai colto l'essenza del libro.
una storia su due livelli, uno quello semplice di Cleo, donna senza artificio, l'altro quello vuoto e subdolo del potere, di chi si sente solo in diritto di avere....
lasciamo perdere gli uomini, ma mi è dispiaciuto che tante donne, la Ravera ad esempio, senza neppure aver letto questa storia la bbiano bollata come storia hard, o come una banale vendetta.
ti ringrazio ancora, da donna a donna.
ti voglio bene anche se ti ho incontrata per mezz'ora,
gabriella

Claudia Sterzi Non è poi solo un fatto di donne e uomini; ci sono squali femmine, come la donna che prende possesso di Salvo, sudditi - escort sia maschi che femmine. Certo il primordiale modello di dominio è quello maschi su femmine, e nella media è preponderante, anche perchè statisticamente le donne sono svantaggiate, in Italia come in tutto il mondo. Sono felice che ti sia piaciuta, lascia fare la Ravera, ognuno vede il riflesso di se stesso, si vede che coltiva pensieri hard e vendicativi :))

lunedì, dicembre 07, 2009

BORIS VIAN

JE BOIS

Je bois
Systématiquement
Pour oublier les amis de ma femme
Je bois
Systématiquement...
Pour oublier tous mes emmerdements

Je bois
N'importe quel jaja
Pourvu qu'il fasse ses douze degrés cinque
Je bois
La pire des vinasses
C'est dégueulasse, mais ça fait passer l'temps

La vie est-elle tell'ment marrante
La vie est-elle tell'ment vivante
Je pose ces deux questions
La vie vaut-elle d'être vécue
L'amour vaut-il qu'on soit cocu
Je pose ces deux questions
Auxquelles personne ne répond... et

Je bois
Systématiquement
Pour oublier le prochain jour du terme
Je bois
Systématiquement
Pour oublier que je n'ai plus vingt ans

Je bois
Dès que j'ai des loisirs
Pour être saoul, pour ne plus voir ma gueule
Je bois
Sans y prendre plaisir
Pour pas me dire qu'il faudrait en finir...