lunedì, marzo 28, 2011

Il paese dei Giovanardi - di Nicola Pasa




Che c’è di strano ? Mi sveglio una mattina [tra parentesi dopo una nottata di sesso e droga in cui la parte predominante era la droga, i postumi da droga niente male, il sesso però mi ha lasciato un indolenzimento alla mano destra, chiusa la parentesi], scendo in cucina, scendo perché abito in una mansarda, e in cucina con mio sommo stupore e raccapriccio ci trovo Giovanardi, avete presente no? Quel politico di destra centro, insomma quel democristiano ossessionato dai gay e dalle droghe, lui con quella faccia, avete presente no, la faccia di Giovanardi ? Ecco io me lo ritrovo lì in cucina che sta friggendo le uova, solo che ha la gonna di mia madre, effettivamente il corpo è quello di mia madre, e anche la voce, mi saluta, mi dice buongiorno, però ha la faccia di Giovanardi, allora io rimango attonito, mi stropiccio gli occhi, penso oggesù, forse ho esagerato con le canne ieri sera, sono ancora sotto effetto, mi era venuto un colpo quando si era girata sentendomi entrare in cucina, si gira e pam Giovanardi ! Io faccio finta di niente, mi siedo e bevo il caffè, pazienza dico, aspetto che passi l’effetto della droga, allora Giovanardi c’ha ragione, la droga fa veramente male, resto lì un po’ cercando di non fissare in volto mia madre, guardo fisso sul tavolo come se c’avessi il paraocchi però lo so che se faccio tanto di sbirciare vedo la faccia di Giovanardi, è orribile, una cosa paurosa, non so se riuscite a immaginarlo, decido di uscire, di prendermi una boccata d’aria così per accelerare lo smaltimento della droga, esco e cerco di non guardare Giovanardi che mi vuole salutare dandomi un bacio, esco veloce, ciao … mamma.
Non è che fuori è l’alba, noi drogati come sapete ci alziamo tardi, verso le undici se va bene, la giornata per molti è iniziata da parecchie ore, così la strada sotto casa mia è piena di passanti e di macchine che passano, appena esco dal portone mi imbatto in un altro Giovanardi, è un tizio obeso che porta a spasso il cane, il cane lo riconosco, è un tizio che abita dall’altra parte della strada, un pensionato, mi guarda e mi saluta, io ricambio a malincuore, la faccia di Giovanardi è un po’ dilatata perché il signore di solito ha una facciona larga, così la faccia orrenda di Giovanardi è ancora più orrenda, passo oltre, tutti quelli che incontro hanno la faccia di Giovanardi, donne, uomini, bambini, di ogni colore o razza, c’è un marocchino che vende ombrelli, anche lui ha la faccia di Giovanardi, mi sembra un incubo, più cammino e più la consapevolezza di essere dentro a un incubo cresce e cresce il sollievo, penso che la droga poi non è che provochi queste allucinazioni pazzesche, troppo assurde, è per forza un incubo, fra un po’ mi sveglio nel mio letto e ritrovo tutto come l’avevo trovato, voglio dire ritrovo il mondo com’era prima, non è la prima volta che faccio incubi spaventosi, specie quando mi drogo, mi ricordo un incubo in cui facevo sesso con Belen Rodriguez e a un certo punto mi accorgo che non  sto scopando Belen ma Corona, mentre Belen mi sta inculando da dietro, nell’incubo pensavo che Belen e Corona si erano scambiati i sessi, erano un po’ come dei pupazzi che possono svitarsi parti del corpo e scambiarsele, lo trovavo credibile all’interno di quell’incubo, come diceva qualcuno i sogni hanno una logica loro, però hanno una logica, mica sono delle cose così a cazzo campana come certi libri, quindi pensavo di essere dentro un incubo e la logica di quell’incubo consiste nella ‘giovanardizzazione’ del mondo, percorro pochi passi, svolto l’angolo e vedo il solito grande cartellone pubblicitario dei collant, c’è una tipa veramente gnocca, con un gran culo, sorride in modo provocante, il fatto che abbia il volto di Giovanardi non mi sorprende più, anzi me lo aspettavo, rimane comunque una bella figa, ci metto il sacchetto in testa come dicono quelli che parlano bene e me la scopo mentalmente, l’incubo in cui sono capitato è veramente congegnato bene, la mia mente deve essere di un livello superiore perché l’edicola vicino a casa mia circondata da un gruppo di Giovanardi fino all’altro giorno era gestita da Beppe, un simpatico cazzaro, ora c’è Giovanardi a dare i giornali agli altri Giovanardi che affollano l’edicola, io mi avvicino e chiedo il Corriere della Sera, pago e apro il giornale, bé cosa leggo ? c’è un’intervista ad un certo Giovanardi, un magistrato a quanto pare, anche l’intervistatore è Giovanardi, sfoglio il giornale e vedo che nella cronaca nera hanno ucciso un Giovanardi, del caso si sta ovviamente occupando l’ispettore Giovanardi, altro fatto di cronaca, un tale di nome Giovanardi ha rapinato una banca e ha ucciso il cassiere, anche lui era tale Giovanardi, nella rubrica televisiva c’è l’annuncio di un faccia a faccia a Porta a Porta condotta da Bruno Giovanardi, il faccia a faccia è tra Giovanardi e Giovanardi, inutile dire che il Corriere pullula di foto di Giovanardi e che il direttore del Corriere si chiama Giovanardi, evito di impallidire di fronte a due sventole di colore che mi passano davanti sculettando, anche loro hanno la faccia di Giovanardi, ma come si sentirà il vero Giovanardi, pensavo, voglio dire se tutti sono te, te chi cazzo sei ? Giovanardi nel mio incubo avrà una vera crisi di identità, gli altri in fondo non sono davvero dei Giovanardi, e passato l’incubo torneranno ad essere gli stessi di sempre, il vero Giovanardi invece che in questo momento non è più il solo Giovanardi tornerà ad essere l’unico Giovanardi, questo per il Giovanardi del mio incubo dovrebbe essere motivo di grave insofferenza interiore, mi dicevo queste cose in teste mentre mi rallegravo di non essere io il vero Giovanardi, entro nel bar Giovanardi, in via Rosselli che per l’occasione si chiama via Fratelli Giovanardi, al bancone trovo oltre a vari Giovanardi perditempo la barista solita, la riconosco dal golfino blu che non cambia mai scollato sulle tettone, si vede anche il tatuaggio sulla tetta destra, mi guarda e mi sorride con la sua faccia di Giovanardi e mi chiede con la consueta voce roca se voglio un caffè, certo, dico io, lei mi serve un caffè, uno dei Giovanardi al banco paga alla cassa e saluta, la barista lo saluta ‘buongiorno signor Giovanardi’, rifletto sulla giovanardizzazione del mondo, non solo tutti hanno la faccia di Giovanardi ma hanno anche il cognome di Giovanardi, tutti si chiamano di cognome Giovanardi, hanno invariato solo il nome di battesimo, anche il corpo è rimasto il loro, solo il viso è di Giovanardi, mi chiedo il perché sto facendo questo incubo, in fondo io di questo Giovanardi non so un granché, voglio dire so a malapena che fuori dall’incubo Giovanardi è un politico che si occupa di droga ed esprime sempre posizioni bigotte e reazionarie, mai votato uno così, d’altronde vorrei trovare uno che lo voterebbe, certo se il mondo fosse davvero di Giovanardi, tutto il parlamento pullulerebbe di Giovanardi, a quel punto mi chiedo se la giovanardizzazione del mondo ha permeato anche i valori morali e politici all’interno del mio incubo, mi chiedo se tutti la pensano come Giovanardi, mi viene incontro la barista che accende il televisore, c’è il tg5, la speaker con la faccia di Giovanardi annuncia che il ministro Giovanardi ha scritto un decreto che vieta alle persone dichiaratamente omosessuali di manifestare la loro omosessualità pubblicamente, la logica idiota di un tale provvedimento mi induce a ritenere che ora il pensiero politico e morale delle persone nel mio incubo è quello del Giovanardi autentico, un altro ministro Giovanardi annuncia che da oggi è attiva una legge che permette l’arresto immediato dei consumatori di cannabis, ecco fatto, passano due minuti, due carabinieri con la faccia di Giovanardi entrano nel bar e mi arrestano, io mi divincolo, protesto, uno dei carabinieri mi sventola sotto gli occhi un mozzicone di una canna che mi sono fatto ieri sera prima di crollare nel sonno e nell’incubo in cui vivo attualmente, fuori dal bar c’è mia madre a braccia conserte, scuote la sua faccia di Giovanardi, è stata lei a fare la spia, Diobono, cerco di gridare ma mi tappano la bocca i due gendarmi e mi spingono nella loro macchina, mi ritrovo al comando dei carabinieri, il maresciallo Giovanardi mi squadra severo, mi dà dei gran ceffoni e mi dice di parlare, di fare i nomi dei miei complici, io non dico nulla, tre Giovanardi mi prendono e mi ammazzano di botte poi mi mettono in una cella insieme a due marocchini anch’essi con la faccia di Giovanardi, resto lì in quella cella impaurito e mezzo rincoglionito dalle botte per non so quanto, poi entra un carabiniere, mi mette le manette e mi trascina via con sé, mi ritrovo in un aula di tribunale dove una folla di Giovanardi mi guarda severa e accigliata, il giudice Giovanardi illustra la sentenza, che razza di processo è, mi chiedo, l’avvocato d’ufficio Giovanardi mi dice che sono stato condannato a 30 anni di lavori forzati, io provo a protestare ma non mi esce niente perché sono in un incubo anche se le botte le ho sentite davvero, ma gli incubi sono iperrealisti come sanno tutti, passa un’ora e mi ritrovo in una miniera con una catena al piede, vedo un sacco di Giovanardi legati come me che spaccano delle pietre, una delle guardie dalla faccia di Giovanardi mi osserva, mi viene vicino e mi dice di seguirlo, io gli dico che sono legato con la catena, allora lui mi libera e mi conduce in una stanzetta, mi dice guardandomi con la sua faccia di Giovanardi di essere carino con lui, mi fa mettere in ginocchio e mi abbassa i pantaloni, a quel punto io mi giro e gli mollo un cazzotto nella sua faccia di Giovanardi, che gli spacco il naso, quello si accascia dicendo merda e altre cose, io mi alzo e fuggo dalla stanza, una guardia appena sono fuori dalla caserma mi tramortisce con un manganello, mi sveglio confuso davanti a cinque Giovanardi armati, è un plotone di esecuzione, cerco di gridare di divincolarmi ma non riesco, il comandante Giovanardi invita Don Giovanardi a fare il suo lavoro, 
Don Giovanardi mi chiede di confessarsi che mi darà la benedizione, lo mando a fanculo, allora lui mi dà l’estrema unzione, il comandante conta fino a dieci, al dieci mi sveglio finalmente nella mia stanza, cazzo che sollievo, penso, eccomi qui nella mia stanza, un incubo con i contro cazzi altro ché, mi alzo e piscio, l’incubo mi ha spossato, ma so che sono i postumi delle canne e della birra, scendo in cucina e c’è mia madre che prepara le uova, si gira e … la sua faccia è normale, la solita mamma, solo che è impietrita, le cade la padella con le uova, un casino sul pavimento, poi mi indica, sembra spaventata, che c’è mamma le chiedo e mi avvicino, lei mi dice chi cazzo è lei è? Cosa ci fa in casa mia ? e io dico, mamma sono io che cazzo dici, ma lei scappa dalla cucina e si rifugia in camera, sento che compone un numero di telefono, allora io comincio a preoccuparmi, che cosa è successo dico, passo davanti allo specchio del salotto e mi blocco, con la coda dell’occhio ho visto un estraneo, vestito come me, l’ho visto nello specchio mentre passavo, mi guardo attorno e non vedo nessuno, vado davanti allo specchio e quasi mi prende un infarto, nello specchio ci sono io, certo ma cazzo, sono Giovanardi, ho la sua faccia, sono diventato Giovanardi e questo non può essere un incubo, perché non esiste che ci sia un incubo dentro un incubo,  mi do dei pizzicotti fortissimi, non mi sveglio, non c’è niente da fare, devo essermi trasformato in lui, deve essere stata quella merda di droga, allora faccio l’unica cosa che possono fare i drogati di merda per Giovanardi, devo morire, torno in mansarda salgo sul tetto e mi butto giù, mentre cado giù prima di sfracellarmi sulla strada immagino il titolo di cronaca nera della mia città ‘un giovane Giovanardi si uccide gettandosi dal tetto di casa’ e immagino il commento del vero Giovanardi: ‘E’ stata la droga a uccidere questo giovane, diventano zombie: è la droga che li riduce così’.




Nota :
in corsivo riporto le parole espresse dall’On. Giovanardi in merito alla morte di Stefano Cucchi

domenica, marzo 27, 2011





FONTE




giovedì 24 marzo 2011

La Patafisica: "la scienza delle soluzioni immaginarie...

Oggi la patafisica è ancora possibile? Più che mai, resta un modo di vedere il mondo. Nella terminologia sciamanica Yaqui, del ormai famoso maestro Don Juan di Castaneda,  la patafisica  rientrerebbe nell'arte dell'agguato. Uscire dal sistema attraverso un agguato non è cosa facile, la patafisica ha aperto la strada. Uscire dai sentieri, aprirsi un varco che restituisca libertà nel pensare e nel fare. Oggi si è troppo dominati dai modelli a cui tendere, si veda l'editoria dove si è scrittori solo se un editore riconosciuto dal sistema ti pubblica. E così via... si potrebbe fare un elenco di questi effimeri modelli  che condizionano la nostra esistenza. La Patafisica insegna una via possibile per uscire, le rivoluzioni vere sono quelle che si compiono nella propria testa. Alfred Jarry il fondatore di questa indagine sull'assurdità dell'esistenza attraverso il grottesco, è stato il maestro dell'agguato. Se si deve trovare un'altra via per uscire dal sistema dell'assurdo, quella resta la creatività esagerata, anarchica, dissacrante vesro un sistema di regole definite "civili". Il mondo cambierà soltanto quando un bambino sarà libero di scrivere: "O' trovato un tesoro" e non "Ho trovato un tesoro". Il sistema dell'assurdo ha partorito maestre che  impartiscono continue correzioni  per costringere i piccoli bimbi a adeguarsi al sistema e vedere il mondo come tutti lo vedono nell'apatica convenzionalità di sempre. La cosa più difficile del vivere è imparare a pensare con la propria testa e praticare l'arte dell'agguato. Tutto ciò che è diverso, il sistema lo rifiuta o lo emargina a partire dalla disabilità fisica!
Libri suggeriti:
Enrico Baj "la patafisica" Ed. Abscondita 2009
Alfred Jarry " Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico" Ed. Adelphi 1984

                   LA PATTA-FISICA E' SEMPRE APERTA

domenica, marzo 20, 2011

Saviano libera il Merlo Maschio


Saviano libera il Merlo Maschio

Saviano libera il Merlo Maschio
SAVIANO – Domani (domenica 20 marzo) XVI edizione della “Festa del Merlo” presso Palazzo Allocca dalle ore 19.00. L’originale kermesse è dedicata a scienziati, artisti, poeti, che operano per la libertà. Promossa dall’associazione nazionale per la liberazione del merlo maschio con il Comune di Saviano, la festa, il cui culmine è rappresentato dall’apertura della gabbia con la liberazione del merlo maschio, quello col becco giallo e piume nere e dotato di un canto melodioso, altro non è che “una metafora che inneggia a tutte le forme di libertà” e si “gemella” sempre con un luogo in cui si registrano oppressioni. Quest’anno tocca al Magreb.

Il programma si apre con un omaggio a Mohamed Bouazizi, il venditore ambulante tunisino bruciatosi il 4 gennaio 2011 ed è stato convocato come testimone l’ ambulante del pensiero Giordano Bruno. Il “logo” di questa edizione è di Cyop & Caf che, con altri writers stradaioli nonché moltissimi giovani partenopei, eseguiranno la performance “muri dipinti”. Saranno presentati il nuovo numero del “Patapart”, originalissimo aperiodico dell’ Istituto Patafisico Partenopeo (Rettore Mario Persico) e il volume del poeta turco C. Gokçenur con disegni di Rino Rinedda mentre gli uomini-sandwich di “Arteingiro” indosseranno cartelloni d’arte.

Laboratorio pittorico di “filetti di merlo” a cura di Felix Policastro e Giacomo Savio, per l’occasione in simbiosi come “Dolce e Gabbana “. Folto il programma musicale con i Malatya; canti del brigantaggio unitario con i Settebocche e improvvisazioni di sonorità patafisiche con i Potlatch. Luigi Marmo proietterà il video “Stato privato” senza specificare il senso di “Stato”. Durante l’evento, patrocinato dalla congrega di dotti devoti all’analfabeta e volatile San Giuseppe da Copertino, saranno offerti, per un’offerta, 4 “libri del merlo”, prodotti dalla storica casa di libri d’artista “Il Laboratorio di Nola” nonché i fischietti di ceramica di Filippo Felaco.
 Numerosissimi i pellegrini da varie parti del mondo, tra cui Jack Arbib e Inball (Tel Aviv), William Jennifer e Matteo Adinolfi (Londra), Laura Finestres, Rita e Vicente Cirigliano (Barcellona). Al picchetto d’onore i poeti Mimmo Grasso, Raffaele Rizzo, Sergio Zuccaro, Lindo Fiore, Bruno Di Pietro, Stelio Maria Martini, Lello Agretti. Lavori di Ahmed Alaa Eddin, Adriana del Vento, Lucia Gangari en plain air ed interventi live di Fiormario Cilvini, Andrea Sparaco, Alfonso Caliendo, Alfredo Raiola. Gastronomia araba a cura di “La Rosa Blu”, vini dell’enoteca “Galleria del vino” e olio aperitivo di Antonio Ruggiero. Tonsure e barbe gratis di “Maurizio, un diavolo per capello”. 

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