Fini: ripensare ai lavori forzati
Giovedí 29.07.2010 09:39
Bloghigno di Francesco Signor
Un viaggio lungo 6.504 giorni nelle dichiarazioni del presidente della Camera Gianfranco Fini. Si tratta di un articolo patafisico. Di un esercizio di stile alla Queneau, che mette insieme come in un collage dichiarazioni autentiche dell'ex leader di Alleanza Nazionale. Stiamo preparando un lavoro analogo su Massimo D'Alema
Il processo Andreotti non è un processo all'Italia: è il processo ad un uomo politico che pare avesse qualche connivenza e qualche compiacenza con ambienti mafiosi. An e Fi sulla giustizia hanno posizioni differenziate e io devo tener conto delle opinioni del mio partito su questa materia. Faccio politica da quando avevo i calzoni corti, per amore di libertà. Scelsi la Destra per una reazione nei confronti di quella che mi pareva, allora, l'arroganza della Sinistra. Parliamo della Bologna del biennio 1966-67: c'erano troppe bandiere rosse per i miei gusti. Lo so, ora l'intelighenzia mi farà a fettine, ma io la penso così: un maestro elementare dichiaratamente omosessuale non può fare il maestro. La somministrazione con il metadone è fallita. Perché è immorale. Perché lo Stato non può vendere droga, non può diventare spacciatore. A costo di spararla grossa, mi chiedo se non sarebbe il caso di cominciare a ripensare ai lavori forzati. La cosa che un delinquente teme più di ogni altra è lavorare. La Costituzione dovrebbe essere scritta in base a larghe convergenze e accordi. Rilancio l'idea di un'Assemblea costituente.
Di fronte all'orrore della Shoa simbolo perenne dell'abisso di ferocia in cui può cadere l'uomo quando disprezza Dio si avverte fortissimo il dovere di tramandare la memoria e fare tutto ciò che è possibile per evitare che in futuro sia riservato anche a un solo essere umano ciò che il nazismo riservò all'intero popolo ebraico. Il popolo italiano si assume la responsabilità per quanto accaduto dal 1938, quando sono state adottate le leggi razziali. Non c'è condanna senza assunzione di responsabilità. Anch'io ho provato uno spinello. Sono stato rimbecillito per due giorni: è successo in Giamaica insieme ad alcuni amici.
I resistenti stavano dalla parte giusta, i repubblichini dalla parte sbagliata. È doveroso dire che, se non è in discussione la buonafede, non si può equiparare chi stava da una parte e combatteva per una causa giusta di uguaglianza e libertà e chi, fatta salva la buonafede, stava dalla parte sbagliata.
Siamo in una Repubblica, non in una monarchia. In una monarchia il re sceglie l'erede, mentre in una democrazia c'è dibattito. E quindi quando sarà il momento si dibatterà e il partito sceglierà. Oggi il leader è Berlusconi. Qualche giorno fa rileggevo un libro sull'Italia giolittiana e a Giolitti, che era considerato il ministro della malavita, un oppositore gli disse: 'Lei rappresenta lo stato... participio passato del verbo essere'. Efficace, no?"
Le dichiarazioni di Antonio Di Pietro sono inaccettabili. Non si può in alcun modo giustificare un atto di violenza. Si tratta di un gesto gravissimo di fronte al quale tutte le forze politiche hanno il dovere di manifestare una convinta condanna esprimendo solidarietà al presidente del Consiglio
Perché tanta fretta sulle intercettazioni, perché correre tanto prima delle vacanze estive come se ci fosse qualche nemico da combattere? È l' esempio di un malcostume e di una cattiva politica che contrasta con i valori civili dell' Italia europea. Una politica animata da senso di responsabilità non deve tollerare trasgressioni alle norme comunitarie. Non rinuncio a sperare che questa legislatura possa segnare un passo avanti sulla strada delle riforme.
[Dichiarazioni del presidente della Camera Gianfranco Fini, riportate da: Corriere della Sera, 29 ottobre 1992; La Stampa, 22 novembre 1993; Corriere della Sera, 6 novembre 1994; La Stampa, 14 ottobre 1995; La Stampa, 28 maggio 1998; Rai Educational, 10 giugno 1998; "Uno contro tutti" del Maurizio Costanzo Show, riportata da La Repubblica, 8 aprile 1998; La Stampa, 18 ottobre 1999; Porta a Porta, riportata da Quotidiano.net, 19 ottobre 1999; L'Unione Sarda, 4 dicembre 2000; Corriere della Sera, 24 novembre 2003; La Repubblica, 25 novembre 2003; Che tempo che fa, riportato da Il Giornale, 30 gennaio 2006; Corriere della Sera, 13 settembre 2008; Panorama, 25 Marzo 2009; Fuori onda al "Premio Borsellino", 6 novembre 2009; Il Messaggero, 13 dicembre 2009; Corriere della Sera, 15 giugno 2010; Corriere della Sera, 14 luglio 2010; Adnkronos, 21 luglio 2010]
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