lunedì, giugno 15, 2009

da http://www.vitadidonna.org/cultura/teatro/leben-di-marco-martinelli-al-teatro-india.html

Recensione

CHE FATICA ESSERE PATAFISICI!

E’ ormai evidente amici teatrizzati che la stagione teatrale invernale sia conclusa.

La noia mostra il suo volto cupo però che bel finale questo “Leben”.

Atemporalità, spazi dislocati, secoli intrecciati, sogni concatenati.

Personaggi dalle espressioni e dai volti grotteschi, con posture e gesti ironici e divertenti.

Luci sapientemente dirette da Vincent Longuemare nell’intrecciare e nel separare le storie, nell’unirle.

Interpretazione di alto livello per tutta la Compagnia del Teatro delle Albe, con una Montanari imperiosa nella sua Condolcezza, feroce e cattiva manager in gonnella con qualche difficoltà ai tacchi.

L’infaticabile Martinelli dirige con intelligenza e cura lo spettacolo ispirato a Scherz, Satire, Ironie, und Tiefere Bedeutung di C.D. Grabbe, drammaturgo tedesco del primo ottocento molto amato da Alfred Jarry teorizzatore della Patafisica (scienza delle soluzioni immaginarie, del particolare e delle leggi che governano le eccezioni), in cui un portiere di una multinazionale “Leben” (vivere) appunto sogna di essere un diavolo, che a sua volta sogna di essere catapultato sulla terra in pieno Ottocento.

Un diavolo proprio malcapitato che è costretto a soffrire il freddo e la cattiveria dell’umanità al cui confronto la sua diabolica fama rimane offuscata.

Costumi “primi novecento” per le ragazze prostitute, ripiegate in anguste valigie, prodotte dalla Leben; tonache grezze per i naturalisti dell’Ottocento, studiosi del diavolo, cui capita di vedersi vendere le rispettive, caste, fidanzate; tailleur distinti per la direttrice che critica Hitler e l’estetica e ama le canzonette.

Musiche raffinate LEBEEEN LEBEEEN LEBEEEN e pazzoidi: If you really love me a sbilanciare ed equilibrare quest’unione di malinconica ironia, di surreale atmosfera, di profonda sensibilità.

Ottocento. Duemilanove. Palco. Platea. Non ci sono più confini. La “Leben”, il Castello, il pubblico tutti impastati di questo Male.

Un legame tra gli spettatori, i teatranti, la storia di cui inscindibilmente fanno entrambi parte per un teatro, questo delle Albe, cantiere aperto e centro di produzione che si dedica anche a un’intensa attività pedagogica, ancora capace di ascoltare il “rumore” della vita.

Spettacolo con numerose contaminazioni: da quelle musicali (inni di guerra e melensi motivetti) a quelle sceniche; eterogeneo, pieno di vitalità istintiva che continuamente rilegge i testi della grande tradizione a caccia di collegamenti col presente per sovvertire il ciclo monotono del tempo.

Apriamo le finestre, indossiamo gli occhiali da sole, c’é aria di patafisica!

Con Alessandro Argnani, Luigi Dadina, Cinzia Dezi, Luca Fagioli, Roberto Magnani, Michela Marangoni, Ermanna Montanari, Massimiliano Rassu, Laura Redaelli, Alessandro Renda, Mattia Riccardi

Regia di Marco Martinelli
Teatro India - Giovedì 14 maggio 2009

Stefano Maria Palmitessa e Francesca Barreca

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