giovedì, giugno 14, 2007


. . . io vorrei soltanto vivere
pur essendo poeta
perché la vita si esprime anche solo con se stessa.
Vorrei esprimermi con gli esempi.
Gettare il mio corpo nella lotta.
Ma se le azioni della vita sono espressive,
anche l’espressione è azione
Non questa mia espressione di poeta rinunciatario,
che dice solo cose,
e usa la lingua come te, povero diretto strumento;
ma l’espressione staccata dalle cose,
i segni fatti musica,
la poesia cantata e oscura,
che non esprime nulla se non se stessa,
per una barbara e squisita idea ch’essa sia misterioso suono
nei segni orali di una lingua.
Io ho abbandonato ai miei coetanei e anche ai più giovani
Tale barbara e squisita illusione: e ti parlo brutalmente.
E, poiché non posso tornare indietro,
e fingermi un ragazzo barbaro,
che crede la sua lingua l’unica lingua del mondo,
e nelle sue sillabe sente misteri di musica
che solo i suoi connazionali, simili a lui per carattere
e letteraria follia, possono sentire
- in quanto poeta sarò poeta di cose.
Le azioni della vita saranno solo comunicate,
e saranno esse, la poesia,
poiché, ti ripeto, non c’è altra poesia che l’azione reale
( tu tremi solo quando la ritrovi
nei versi, o nelle pagine di prosa,
quando la loro evocazione è perfetta ).
Non farò questo con gioia.
Avrò sempre il rimpianto di quella poesia
che è azione essa stessa, nel suo distacco dalle cose,
nella sua musica che non esprime nulla
se non la propria arida e sublime passione per se stessa.
Ebbene, ti confiderò, prima di lasciarti,
che io vorrei essere scrittore di musica,
vivere con degli strumenti
dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare,
nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto
sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta
innocenza di querce, colli, acque e borri,
e lì comporre musica
l’unica azione espressiva
forse alta, e indefinibile come le azioni della realtà.

Pier Paolo Pasolini

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