martedì, marzo 07, 2017

ORMEGGI


HOLA



SI POSSONO SCIOGLIERE GLI ORMEGGI 



- finalmente libera -

a che serve un ormeggio di pastoia
quando il mare è immenso
e pieno di sole?

Sciogliere gli ormeggi
ritirare l'ancora
scatenare i legami

mentre infuria la buriana
dal rumor di cateratte di cascate
ghiacce eterne

mentre infuria il millecento si riesuma
l'incubo guerre schianti e pestilenze

Levarsi le zavorre dal collo
non arretrare sotto al giogo
sciogliere scegliere
dissolvere risolvere
liberare LIBERARE





Archivio Victor Joseph
2014




mercoledì, giugno 01, 2016

CIAO VICTOR

Henri de Toulouse-Lautrec 
AVVISO DI LUTTO AI NAVIGANTI

oggi ha raggiunto i campi elisi dispersi di fiori blu

sul lago di ginevra guardando ad oriente

senza alcun dolore immerso nel sonno


VICTOR JOSEPH

iniziatore e leader patafisico che apprese l'arte della 'patafisica sulle nanocchie dei nostri maestri

che fecondò la folla portando in silenzio fino al giusto attimo la luce patafisica da boris vian dalle caves e dalle tanes al giorno fortunato nel quale trovò la sua collocazione o configurazione nei tremila anni della nostra disgraziata civiltà indecorosa chè le scimmie dettero miglior prova di sè ogni volta che ne furono richieste

di lui riconoscendo gli scritti che verranno riediti oggi che finalmente possiamo saccheggiare dagli archivi

tutto è possibile

vita e morte sono una sfumatura nel gioco delle grandi sfere celesti

l'associazione patafisica tutta nell'assenza fatale di presidente segretaria padre padrone e padre celeste che dio li strafulmini e li conservi lontani da qui

partecipa a quanti lo vorranno apprendere del suo lutto

come lui stesso ci ha tramandato
la vendetta la lasciamo al dio degli ebrei

domenica, luglio 14, 2013

I PRIMI ASINI (LES PREMIERS ÂNES) - JACQUES PRÉVERT




I primi asini - Jacques Prévert

Un tempo, gli asini erano del tutto selvaggi, cioè mangiavano quando avevano fame, bevevano quando avevano sete e correvano sull’erba quando andava loro di farlo.

Ogni tanto, arrivava un leone e mangiava un asino, allora tutti gli altri asini scappavano gridando come asini, ma l’indomani non ci pensavano più e ricominciavano a ragliare, a bere, a mangiare, a correre, a dormire … Insomma, a parte i giorni in cui arrivava il leone, tutto andava assai bene.

Un giorno, I re della creazione (è così che gli uomini amano chiamarsi tra di loro) arrivarono nel paese degli asini, e gli asini tutti contenti di vedere gente nuova galopparono incontro agli uomini.

Gli asini (parlano galoppando): “Sono strani animali pallidi, camminano a due zampe, le loro orecchie sono molto piccole, non sono belli, ma bisogna comunque far loro una buona accoglienza … è il minimo.”

E gli asini fanno gli scherzosi e si rotolano nell’erba agitando le zampe, cantano la canzone degli asini e poi, per ridere, spingono gli uomini per farli cadere in terra; ma all’uomo non piace molto scherzare se non è lui a farlo. Dopo cinque minuti da che i re della creazione sono arrivati nel paese degli asini, gli asini sono tutti legati come salami.

Tutti, meno il più giovane, il più tenero, messo a morte e arrostito alla brace con gli uomini tutti intorno con iI coltello in mano. Una volta che l’asino è cotto a puntino, gli uomini cominciano a mangiare e fanno una smorfia di cattivo umore, poi gettano i loro coltelli in terra.

Uno degli uomini (parla da solo): “Non sta a pari col manzo, non sta a pari col manzo!”

Un altro: “Non è buono, preferisco il montone!”

Un altro: “Oh come è cattivo” (piange).

E gli asini prigionieri vedendo piangere l’uomo pensano che sia il rimorso a fargli uscire le lacrime. Ci lasciano andar via, pensano gli asini, ma gli uomini si alzano e parlano tutti insieme facendo grandi gesti.

Coro degli uomini: “Questi animali non sono buoni da mangiare, Ie loro grida sono sgradevoli, le loro orecchie ridicolmente lunghe, sono sicuramente stupidi e non sanno leggere né contare, li chiameremo asini perchè questo ci piace e porteranno I nostri bagagli. Noi che siamo re, avanti!”
E gli uomini si portarono via gli asini.

 


(Les premiers ânes - Jacques Prévert

Autrefois, les ânes étaient tout à fait sauvages, c’est-à-dire qu'ils mangeaient quand ils avaient faim, qu'ils buvaient quand ils avaient soif et qu'ils couraient dans l'herbe quand ça leur faisait plaisir.

Quelquefois, un lion venait qui mangeait un âne, alors tous les autres ânes se sauvaient en criant comme des ânes, mais le lendemain ils n'y pensaient plus et recommençaient à braire, à boire, à manger, à courir, à dormir... En somme, sauf les jours où le lion venait, tout marchait assez bien.

Un jour, les rois de la création (c'est comme ça que les hommes aiment à s’appeler entre eux) arrivèrent dans le pays des ânes, et les ânes très contents de voir du nouveau monde galopèrent à la rencontre des hommes.

Les ânes (ils parlent en galopant): "Ce sont de drôles d'animaux blêmes, ils marchent à deux pattes, leurs oreilles sont très petites, ils ne sont pas beaux mais il faut tout de même leur faire une petite réception... c’est la moindre des choses... "

Et les ânes font les drôles ils se roulent dans l'herbe en agitant les pattes, ils chantent la chanson des ânes et puis, histoire de rire, ils poussent les hommes pour les faire un tout petit peu tomber par terre; mais l'homme n'aime pas beaucoup la plaisanterie quand ce n'est pas lui qui plaisante et. il n'y a pas cinq minutes que les rois de la création sont dans le pays des ânes que tous les ânes sont ficelés comme des saucissons.

Tous, sauf le plus jeune, le plus tendre, celui-là mis à mort et rôti à la broche avec autour de lui les hommes le couteau à la main. L’âne cuit à point, les hommes commencent 'à manger et font une grimace de mauvaise humeur puis jettent leur couteau par terre.

L'un des hommes (il parle tout seul): "Ça ne vaut pas le boeuf, ça ne vaut pas le boeuf! "

 Un autre : "Ce n'est pas bon, j'aime mieux le mouton!"

 Un autre : "Oh que c'est mauvais (il pleure)."

 Et les ânes captifs voyant pleurer l'homme pensent que c'est le remords qui lui tire les larmes.

On va nous laisser partir, pensent les ânes mais les hommes se lèvent et parlent tous ensemble en faisant de grands gestes.

Choeur des hommes : "Ces animaux ne sont pas bons a manger leurs cris sont désagréables, leurs oreilles ridiculement longues, ils sont sûrement stupides et ne savent ni lire, ni compter, nous les appellerons des ânes parce que tel est notre bon plaisir et ils porteront nos paquets. "C'est nous qui sommes les rois, en avant!" Et les hommes emmenèrent les ânes.)

Traduzioni Joseph

 

 

 

 

domenica, maggio 13, 2012

Agenzia Radicale - Soltanto un quadro al massimo: Gino De Dominicis e Sigmar Polke

de dominicis polke.jpg
All’Accademia Tedesca a Villa Massimo a Roma
di GIOVANNI LAURICELLA
Soltanto un quadro al massimo, curata da Ludovico Pratesi e dal Direttore dell’Accademia Tedesca, Dr. Joachim Blüher, mette a confronto di volta in volta l’opera di un artista tedesco con quella di un artista italiano. LaPiramide Invisibile di De Dominicis e la Kartoffelmaschine (Macchina delle patate) di Sigmar Polke sono state realizzate entrambe nel 1969. Una base di una piramide che altro non è che un quadrato disegnato sul pavimento è l'opera che in questo caso viene realizzata da chissà chi per Gino De Dominicis, che ormai ci ha lasciato da oltre un decennio.
La Piramide Invisibile è una tra le opere più rappresentative della sua arte - molto criptica - che a suo tempo faceva tanto scalpore. Arte visuale, definita anche concettuale: adesso le opere che si rifanno a tale concezione si definiscono post-concettuali. Opere intrise di un contenuto che spesso si rifaceva esplicitamente alla filosofia.
Eppure, anche se non sembra, perché di arte contemporanea si parla, cioè di qualcosa che è proiettata in un’ idea che guarda avanti per anticipare le aspettative di tutti, il suo pensiero viene da un tempo a noi lontano: si rifà, infatti, totalmente a quello dello scrittore drammaturgo Alfred Jarry (1873 – 1907), e in particolare alla sua “scienza delle soluzioni immaginarie”, all’universo supplementare al nostro, alla logica delle accezioni da lui stesso definita Patafisica.
Questo concetto si rifà ironicamente alla metafisica, ovvero alla scienza di ciò che è vicino e viene dopo la fisica, la cui radice èancora più lontana, in quanto risalente a Enopide di Chio o meglio al suo allievo più per noi famoso, Ippocrate di Chio (470 – 410 a. C.) da non confondere con il padre della medicina. Questi fu anche il precursore delle scoperte geometriche che conosciamo da Euclide, tipo le dimostrazioni per assurdo che portarono alla quadratura del cerchio o area delle lunule ecc.
Non a caso Gino ha molto insistito e tanto realizzato sulle rappresentazioni di allestimenti che avevano a che fare con la “geometria”, scienza da lui appositamente reinventata.
Una elaborazione che, come ho già detto prende spunto dalla Patafisica. Patafisica? Sì e che opera ti ci mette a fianco Ludovico Pratesi? Le patate di Sigmar Polke, non meno nobili della filosofia della patafisica perché anche loro pregne di pensiero filosofico. In questo caso sono “patafisica” nel senso voluto dall’artista tedesco che dà una particolare forza rigeneratrice alla natura.
Infatti, come di vede nell'opera esposta di fronte a quella di Gino De Dominicis, la patata esercita la sua forza girando intorno all’altra che giace immobile al centro… Più patafisica di così!
Gino De Dominicis e Sigmar Polke al MassimoVilla Massimo, Accademia Tedesca, Romadal 03/05/2012 al 07/06/2012

FONTE Agenzia Radicale

Soltanto un quadro al massimo: Gino De Dominicis e Sigmar Polke
sabato 12 maggio 2012

martedì, ottobre 04, 2011

baj a torino

fonte: http://www.teatro.org/rubriche/altre_arti/elena_salamon_presenta_baj_a_torino_30046

Omaggio a Modigliani 1984
La piccola galleria d’arte di Elena Salamon a Torino, specializzata in stampe e incisioni, che da 4 anni anima il centro storico e pulsante della città continua la sua indagine nel grande panorama dell’arte moderna.
Mercoledì 19 ottobre Elena Salamon presenta 9 opere (litografie, serigrafie e acqueforti, molte realizzate con la tecnica del collage) che dal 1958 al 1984 ripercorrono la poetica di Baj, grande maestro del novecento.
Enrico Baj, pittore, scultore e incisore nato a Milano nel 1924, è considerato l'ultimo testimone delle avanguardie del dopoguerra.
Si contraddistingue per il rigore con cui ha affrontato tematiche sociali con dissacrante ironia, per essere stato intellettuale inquieto e polemista, ma sopratutto per essere tra i più apprezzati artisti italiani, forse più a livello internazionale che nazionale.
Attivo rappresentante delle avanguardie degli anni Cinquanta, fonda, con Dangelo e Gianni Dova, il "Movimento Nucleare", movimento innovativo sia dal punto di vista formale sia da quello ideologico, tendente a instaurare contatti con artisti ed intellettuali europei. Attento alle correnti europee e non, del Dadaismo e del Surrealismo, filtra queste esperienze per giungere al suo "fil rouge" di impegno civile contro le prepotenze ed aggressività del mondo attraverso le icone della denuncia del potere: i suoi famosissimi personaggi cinici e arroganti che indaga con sarcasmo, e nel contempo le figure gioiose e ludiche, o addirittura le rivisitazioni di quadri di mostri sacri della pittura.
L'opera di Enrico Baj si snoda nel tempo, utilizzando varie tecniche, ma con la presenza continua dell’ironia dissacratoria ed il piacere di fare pittura con ogni sorta di materiale. Sperimentatore per natura, Baj passa senza soluzione di continuità dal "dripping", dei primi dipinti nucleari, al classicismo delle illustrazioni per il De Rerum Natura, dagli "interventi materici", su pattern e arazzi, alle ricerche con gli specchi infranti e col collage.
Negli anni '60 incontra la Patafisica (la scienza delle soluzioni immaginarie: i suoi propositi sono vicini al non senso e dimostrati attraverso l'assurdo, si prefigge di studiare il particolare e le eccezioni) che segnerà un punto basilare del suo cammino; nel decennio seguente approfondisce i temi più pressanti, ovvero il degrado nel contemporaneo e l'ottuso asservimento alle nuove tecnoscienze.
In stretto contato con pittori e intellettuali suoi contemporanei, analizza con gli amici Lucio Fontana, Piero Manzoni, Sergio Dangelo, Joe Colombo e Lucio Del Pezzo, il mondo dell'arte, tenendo sempre d'occhio le mutazioni politiche e sociali. Negli anni '80 lavora in ambito teatrale con grande successo collaborando, tra gli altri progetti, all’ “Ubu Re”. Muore nel 2003.
A guidare la scelta, come sempre, criteri di qualità che stanno alla base di un profondo desiderio di promuovere l’alto valore delle stampe originali per la divulgazione dell’arte. Tutte le opere sono, come di consueto, corredate da schede tecniche con precise informazioni su riferimenti dei cataloghi ragionati, tirature, stati, stampatori e editori, redatte alla luce degli studi più recenti.

PICCOLO OMAGGIO A BAJ
sperimentazione di materia
da mercoledì 19 ottobre a sabato 19 novembre 2011
Via Torquato Tasso, 11 (Piazzetta IV Marzo) Torino
martedì, mercoledì, venerdì 15.00 - 19.00 giovedì e sabato 10.30 - 19.00 continuato
lunedì chiuso, in altri orari su appuntamento
www.elenasalamon.com tel 011-7652619      339-8447653

Inaugurazione mercoledì 19 ottobre 2011 dalle 18.30, ingresso libero

martedì, giugno 21, 2011

Niente voglio sapere che non abbia già pagato (Il Monte Analogo)

c'è gente va in nepal per rifarsi i denti il resto poi viene da sé ma non sempre

sabato, giugno 18, 2011

Governo patafisico!

FONTE: http://it.paperblog.com/governo-patafisico-437488/


Creato il 16 giugno 2011 da Luna Bianca Luna Nera

Oggi 16 giugno è impossibile non ricordare l'anniversario della scomparsa, in anni recenti, dell'artista e anarchico milanese Enrico Baj, pittore surrealista e un po' grottesco, dal grande impegno politico.





Enrico Baj ha aderito al movimento patafisico, che un intellettuale patinato affermerebbe non avere assolutamente niente a che fare con le chips: in realtà la patafisica, che non è la tua fisica (pas ta physique) e non è nemmeno la pastafisica (pate à physique), è LA SCIENZA DELLE SOLUZIONI IMMAGINARIE. Dunque la si può tranquillamente immaginare anche associata alle patatine.

La patafisica indaga la molteplicità degli universi paralleli al nostro.

La patafisica studia le eccezioni, il particolare, l'assurdo invece che le regole, l'ordinario, l'abitudine.

La patafisica è ciò che è vicino alla metafisica, ossia a ciò che è oltre la fisica.

La patafisica è anarchia, o meglio: la patafisica oltre che rinnegare il potere lo sbeffeggia e lo mette in ridicolo. Un momento storico come il nostro, in cui il potere si mette in ridicolo da solo, è dunque intimamente, inderogabilmente, inevitabilmente patafisico.